lunedì 23 novembre 2009

White Christmas... why Christmas?

Autore: Simo

Se ne sente parlare parecchio ultimamente:

http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_23/giuseppe_spatola_africani_in_piazza_tensione_nel_paese_del_white_christmas_3043622a-d7fc-11de-a7cd-00144f02aabc.shtml

http://www.zenit.org/article-20405?l=italian

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/immigrati-13/viaggio-paese/viaggio-paese.html

http://www.libero-news.it/webeditorials/view/3655

L'iniziativa"White Christmas" portata avanti dal sindaco di Coccaglio Franco Claretti ha assunto varie forme a seconda della tendenza politica: su Repubblica viene definita una "caccia al clandestino in nome del Natale"; sul Corriere della Sera è un'"operazione per allontanare i clandestini"; su Libero, Fini la definisce una "stronzata". Sono propenso a credere che sia tutte e tre le cose. Come sempre accade, farsi un'idea chiara della portata della faccenda è complicato, anzi in questo caso impossibile dato che "mentre nel paese si discute e si commenta, l'amministrazione ha scelto il silenzio." Ma il problema è alla radice. Perchè il Natale?
Che la gestione dell'immigrazione in Italia sia una questione più che problematica mi sembra ormai ben chiaro. A questo proposito cito alcune parole intelligenti proferite da Calderoli (perdonate il paradosso): "È una stronzata, per usare il linguaggio di Fini, illudere gli extracomunitari che il nostro è il Paese di 'Bengodi’ e che c'è lavoro per tutti, visto che il lavoro manca in primo luogo ai nostri cittadini. Fare questo è pura demagogia e allora si spalancano le porte a migliaia di persone destinate a finire nella rete delle illegalità, della criminalità o dello sfruttamento. E non è dando il voto che si risolvono i problemi dell' integrazione: uguali sì, lo sono tutti gli uomini quando nascono, ma l' integrazione e l' accoglienza prevedono non delle belle frasi ma degli atti concreti e molta intelligenza nel sapere costruire. E, per finire, l'uguaglianza d'origine prevede che ci sia anche un cammino di civiltà condivisa, senza la quale si crea solo lo scontro tra popoli e tra culture".
Insomma, se perfino Calderoli se ne rende conto, vuol dire che è proprio palese: il tema dell'integrazione è complicato. Ma di certo utilizzare il Natale come pretesto, anzi peggio come OCCASIONE per compiere dei rastrellamenti è quanto di più schifoso si possa concepire. E' un concentrato di ipocrisia! Già il Natale di per sé è una festa totalmente ipocrita, dal momento che tutti sanno che Gesù Cristo non nacque il 25 dicembre (ci si può anche arrivare: secondo voi in pieno inverno i pastori uscivano con le pecore al pascolo in piena notte?) e tutti sanno che si tratta di una ricorrenza di stampo puramente consumista. In più questa iniziativa eleva al quadrato l'ipocrisia perchè si fa scudo dei valori cristiani per allontanare degli immigrati, di cui molti sono cristiani! Che strano, ero convinto che uno dei valori fondanti del cristianesimo fosse l'amore reciproco, ero convinto che fossimo tutti uguali, che un buon cristiano dovesse fare agli altri ciò che vorrebbe fosse fatto a lui e così via... Devo essermi sognato tutto. Forse mi è sfuggito un versetto, non so vedrò di aggiornarmi. Questo è un Natale che non si tinge del bianco della neve ma del bianco dei cappucci del K.K.K. !
La ciliegina sulla torta è la reazione della gente:
"Il nome lo conoscevo, "White Christmas", ma sinceramente non ci ho mai fatto caso - dice Romina, dietro il bancone della caffetteria Ketty - il problema è che del Natale a loro non gliene frega niente. Il nome forse è sbagliato, ma l'operazione, quella no. Loro qui non ci vengono. Perché fortunatamente con gli immigrati non ho mai attaccato". Il bar è un posto tranquillo. Entrano ed escono i clienti. Quattro sono seduti al tavolo. Arriva anche Monica, l'estetista del negozio accanto. "I miei figli hanno solo amici extracomunitari. Uno ha 14 anni, l'altro 12. Vanno in giro sempre con due romeni e due africani. A Coccaglio sono tantissimi. Io però non voglio che escano con questi. È razzismo questo?". Ma una ragione vera non c'è. "Mi chiede perché? Perché no. Non mi va. Non mi vanno nemmeno i loro genitori".
Ammettere di essere razzisti è sconveniente oggigiorno e mi sembra sempre più che questa sconvenienza sia il motivo principale che anima la falsa tolleranza. Nessuno ammette di essere razzista, ma se dovesse mai essere promulgata una legge che rende legale e morale il razzismo (brrrrrrrr!!!) sarei proprio curioso di vedere quanti continuerebbero a dirsi tolleranti. Il razzismo è più che mai radicato in Italia, inutile fingere che non sia così. Ne abbiamo prova ogni giorno. Nei telegiornali, sui quotidiani, ma ancora di più nella vita di tutti i giorni. Negli sguardi colmi d'odio della gente sul pullman che si alza dal posto a sedere perchè in quello accanto si è accomodata una persona con la pelle di un colore diverso. Nel disagio che la gente prova ad avere a che fare con chi è diverso, in qualunque campo, sotto qualsiasi aspetto. Non mi dimenticherò mai quella sera a Parigi, con la mia ragazza e due nostri amici. Entrammo in un fastfood parigino e uno dei nostri amici (anche se non l'ho considerato più tale dopo un'uscita simile) espresse tutto il suo entusiasmo per le pietanze del menù... questo prima di accorgersi che tutto il personale fosse straniero: "Oh ma sono tutti neri qua! Cambiamo posto..."

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Certamente è giusto e necessario che gli stranieri rispettino la legge del paese ospitante, ma non si può neppure far di tutta l'erba un fascio. I delinquenti sono tanto italiani quanto stranieri, non è il paese d'origine che ti rende un criminale. Il razzismo è conseguenza di un'educazione sbagliata, un preconcetto difficile da sdradicare, come dimostra l'esempio della madre che non vuole che il figlio frequenti ragazzi di altra etnia senza essere in grado di dare una spiegazione logica.
Spesso le persone non si rendono conto di quanto alcune idee che credono proprie, non siano frutto della loro esperienza, ma di steriotipi diffusi e abusati dalla società in cui vivono.

Nimor ha detto...

Ciao, sono Andrea di teatro (uso il mio nick e l'indirizzo del mio blog per farmi un po' di sana pubblicità)(AH!). Condivido in pieno. Ultimamente sto frequentando un gruppo di volontari che si occupano proprio di integrazione (apriremo una sede in primavera in zona Porta Palazzo) e, quando abbiamo fatto la riunione "formativa" (tra virgolette perchè sono poche due ore per "formarsi"), il presidente mi ha chiesto cosa ne pensassi, e una rabbia sorda e impotente mi ha fatto esclamare: "Penso che l'italia sia una nazione xenofoba". A parte questo, la lega non si smentisce mai.

Unknown ha detto...

Ciao Andrea!
Grazie di aver letto e commentato :)
La sensazione di vivere in un paese razzista è veramente molesta... Siamo arrivati al punto in cui se uno non è xenofobo allora è comunista, amico del nemico e altre idiozie simili... Fa male.

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