mercoledì 4 novembre 2009

La patente di voto.

Autore: Simo

Guidare è un diritto di tutti. Ma non tutti possono guidare, questo perchè guidare comporta una responsabilità diretta sulla vita, propria e altrui. Il conseguimento delle conoscenze teoriche e delle capacità pratiche necessarie ad una guida sicura viene certificato dal conseguimento della patente. Semplice, chiaro, cristallino. Chi potrebbe contestare quanto ho appena scritto?
Applichiamo ora questo ragionamento non alla guida, bensì al voto.

Cosa vuol dire votare? Votare non significa solo esprimere una preferenza. Votare significa decidere della vita, propria e altrui. Preso atto di questo, è giusto asserire che tutti hanno il diritto di votare? Io dico di no. Proprio perchè il voto coinvolge più persone (uno stato intero!) non è corretto dare a tutti la possibilità di recarsi alle urne perchè, proprio come la guida, il voto è una questione di responsabilità verso gli altri e verso sé stessi. Vi pongo un esempio molto semplificato, ma che spero possa rendere l'idea.

Ci sono 2 persone: A e B. A si informa, conosce la storia d'Italia, sa che cosa significa parlare di fascismo, comunismo, nazionalismo (etc etc...), conosce i punti salienti dei programmi dei partiti che si sottopongono ad elezione e quindi sceglie consapevolmente e responsabilmente il candidato che secondo lui potrà portare benefici a lui e al paese. B invece non sa nulla, non si informa, a malapena parla correttamente italiano, non ha idea di chi ci sia al governo e all'opposizione, non sa nemmeno cosa propongono i politici più in vista (figuriamoci quelli minori), non ha senso civico e quindi va a votare quasi per sport e sceglie inconsapevolmente e irresponsabilmente il candidato più bello o più simpatico o che ha sentito nominare di più in TV, convinto che per questi motivi del tutto superflui possa portare benefici a lui e al paese. Sia B che A hanno pari diritti di voto, ma nel caso in cui il voto di B fosse diverso da quello di A, andrebbe ad annullarlo e viceversa. Però tra i 2 quello che subirebbe lo smacco più grande sarebbe sempre A, perchè facilmente B, non avendo la minima coscienza politica, finirebbe col votare non solo contro gli interessi di A, ma anche contro i propri e quelli del paese semplicmente perchè non ha idea di chi sia il politico da votare per trarre realmente dei benefici effettivi!
Eccovi qualche esempio di persona B:



Insomma, ognuno ha il diritto di votare chi vuole, ma ha anche il diritto di avere la certezza che le elezioni si svolgano tra persone veramente in grado di esprimere un giudizio sulla politica. Nella giuria di un concorso musicale non ci mettono un tabacchino, un avvocato e un pescivendolo, ma dei musicisti. Allo stesso modo, alle elezioni si esprime un giudizio, non sulla musica, ma su chi merita o no di sedersi sulle poltrone con la P maiuscola. E quindi è giusto che chi esprime tale giudizio (l'elettore) dimostri di avere le capacità per farlo, perchè chi vincerà le elezioni agirà non solo su chi l'ha eletto, ma su tutti gli elettori.

Navigando nel world wide web ho trovato vari forum e blog che trattano il tema della patente di voto, con visioni diverse e spesso molto contrastanti. Se siete interessati, fatevi un giro su internet, qui tratterò il modo in cui IO svilupperei questa idea.

La patente di voto (chiamiamola 'p.d.v.') dovrebbe essere concepita in maniera simile alla patente di guida, ma privata della parte pratica. Raggiunta l'età minima per votare, arriva il momento di prendersi la p.d.v., senza la quale il voto non è possibile. La preparazione deve essere offerta dallo Stato, perchè è per lo Stato che si vota. Ad un periodo di studio in cui si affrontano i must della storia mondiale ed italiana segue un aggiornamento sui punti salienti dei programmi di ogni partito che si presenta alle prossime elezioni. Si passa poi alla certificazione tramite esame che, se superato, si concretizza nella p.d.v. Una volta conseguita la p.d.v., si ha il diritto di votare. Prima di ogni elezione sarà richiesto un breve aggiornamento su partiti e programmi.

In tal modo, si garantirebbe la partecipazione alle elezioni esclusivamente a chi si interessa davvero del destino del paese e si avrebbe un'uguaglianza genuina, forse della vera democrazia.

Sembra un sistema perfetto... poi però mi ricordo che sono in Italia e che questo rende quanto detto inattuabile. Anzi, potrebbe addirittura peggiorare la situazione. Infatti, chi garantisce che il sistema di informazione alla base della p.d.v. non venga corrotto proprio da coloro che dobbiamo votare? Quello che sembra essere un possibile mezzo di vera democrazia potrebbe così trasformarsi nella chiave di volta per l'istituzione di una dittatura. E così ci troviamo costretti a vedere alle urne gente che pensa che l'attuale Presidente della Repubblica sia Berlusconi, che Ciampi sia il Presidente del Consiglio, che se sei contro Berlusconi sei comunista, che se sei di sinistra sei un coglione, che non sa cos'è la Costituzione, che non sa che idee vengano proposte dai politici (nemmeno da quelli che alla fine votano) e potrei continuare all'infinito perchè il museo dell'ignoranza politica italiana ha ingresso ma non ha uscita. Del resto è dell'ignoranza che la politica attuale si ciba, la politica attuale non esisterebbe in un paese dove la maggioranza degli elettori è acculturata ed informata. Vi pubblico di seguito parte dell'intervento del magistrato Nicola Gratteri al programma Che tempo che fa, con la citazione di una frase, ivi enunciata, inerente a quanto appena detto.



Chiunque è al potere, sia esso di destra o di sinistra, non vuole un sistema giudiziario forte ed una scuola che funzioni, perchè avere un sistema giudiziario forte vuol dire poter quindi poi controllare il manovratore; una scuola efficiente vuol dire della gente colta, dei ragazzi colti, gente dotta e quindi gente pensante, che non può accettare o assuefarsi a certi modi di vivere o a certe situazioni, a certe condizioni.

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